Oh Tannenbaum.
- Sara Uano
- 26 dic 2015
- Tempo di lettura: 2 min

Per tradizione, nella mia nordica famiglia, l'albero si preparava pochi giorni prima di Natale. La sera della Vigilia si mangiava di magro, nodini dell'amore in brodo e lesso, eravamo solo noi - Nonno, Nonna, Mamma - . Il giorno di Natale era dedicato al cibo -tanto- ed ai parenti che si radunavano intorno al nostro tavolo, sono quasi tutti morti. Ed eccoci al giorno di Santo Stefano, il giorno della noia. Nel mio paesello era tutto chiuso, non si trovavano attività idonee alla scarsa voglia di movimento di mia madre. Signora, aristocratica nei modi e nella mente. Sedentaria per natura.
Qualche decade dopo mi ritrovo in una vita completamente diversa, dove non esiste noia con due bambini. Non esiste se al tuo fianco c'è un uomo come B.
Siamo in salotto, addivanati, tentiamo di digerire il lauto pranzo, preparato con l'aiuto di F.. Mi ha fatto delle domande, voleva capire come la penso su come conducono la loro vita privata. Non le servirebbe, troppo presto per spiegarle che questa è una casa dove si ama incondizionatamente. Le persone si spaventano quando sentono queste parole. Non siamo preparati all'amore. Quello del nulla in cambio. E' la fidanzata di K. figlia di B. Vi siete già persi? Bene. Sembra simpatica, ma è da smussare un pò della sua rigidità. La vita regala poche frivolezze e molti modi per renderci seri e spaventati. Comunque, dopo molti anni il Natale è stato clemente con B. che ha avuto almeno una delle pargole -oramai cresciute- a casa. Autoinvito. Sono tranquilla. Io sono Sudtirolese. Quindi per definizione in grado di mettere a tavola un reggimento di alpini in qualsiasi momento del giorno e della notte. K ha lo sguardo di chi pensa che ci sia giudizio ad ogni suo passo. Crede che io sia così. Non capisce ancora la differenza tra: timori che albergano in noi e che inconsciamente riversiamo su altri, rendendoli portatori sani dei giudizi che temiamo, e ciò che realmente pensa la gente. Ha ancora molta strada da fare. Prima di avere la mia epifania sono passati anni. Poi, la prima mattina che mi sono svegliata accanto a B. ho capito. La leggerezza della libertà. Era toccata anche a me. Non si può descrivere, ma solo essere grati. C'è troppa preoccupazione del giudizio altrui e poco investire le proprie energie in come poter stare meglio, non solo fisicamente, ma anche spiritualmente. Bisognerebbe imparare a capire la differenza di una risata isterica ed una fatta a cuor leggero. Dovremmo imparare a prenderci cura di chi non ride con l'entusiasmo dei bambini. Aiutare a risanare le ferite della vita. I dolori dei ricordi e dell'emotivo fanno male per sempre.
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