Il Reame di Biancaneve
- Sara Uano
- 6 apr 2017
- Tempo di lettura: 2 min

Ci possiamo trovare in case affollate, ma vivere in una costante e solitaria percezione di esistenza, fatta di vuoti, affanni e dolori. Grandi uomini hanno tentato di dare voce alla eterna infelicità, parole pesanti a tal punto da non riuscire ad analizzarle senza dover valutare ogni minima sfaccettatura delle loro accezioni, ed anche in questo caso, a volte, non riusciamo a comprenderne appieno il più profondo significato. Ci sono vuoti per i quali nemmeno le parole trovano il modo di esprimersi, collocandosi in una adeguata logicità.
Inadeguatezza e silenzi...
Solitudini fatte di incapacità del palesamento di esteriorizzazioni.
Soffriamo e tentiamo di colmare questa sensazione di insufficienza, rendiamo affannose le nostre giornate, di niente, per il raggiungimento di un unico scopo, il non pensare. La notte è tiranna, ma per quello, il dio buono e giusto ha voluto che venissero inventati i sonniferi!
Smettiamo di essere soddisfatti del nostro lavoro, cambiamo case, città, amici, interessi. Cambiamo noi, cercando di voler tornare alle origini di chi eravamo, i nostri vecchi sogni nel cassetto che quasi avevamo dimenticato di avere. Si riaffacciano i tempi in cui, per un momento, siamo stati felici ed iniziamo a ripercorrere le vecchie strade, nella speranza che nulla sia cambiato, che sia ancora pronto ad attenderci.
Viviamo di speranza e sfinimento.
Lavoriamo come dei dannati perché tutto si incastri perfettamente e poi l'inaspettato di una malattia, la morte di una persona cara, la fine di un amore o il non poterlo concretizzare ci passano sopra come un treno merci a pieno carico in discesa. Pezzi di noi ovunque da ritrovare, da rimettere insieme con l'arte del kintsugi, facendo risplendere queste rotture che ci rendono le fragili creature che siamo, senza vergogna.
Abbiamo bisogno di momenti in cui poterci sdraiare in mezzo ad un prato e veder correre nuvole veloci, spinte da chissà quale corrente.
Tornare bambini, con l'unica preoccupazione di dover rincasare con un ginocchio sbucciato e non sapere come dirlo, per la paura di prendere un giro di giostra di battipanni ben assestato.
Perché cambi città...
Perché scegli questo percorso di prestigio...
Perché me.
Che il mio cuore sia per te casa.
Poggia il tuo capo sul mio petto e trova pace nel battito del mio cuore.
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