Turandot…
- Sara Uano
- 28 mag 2017
- Tempo di lettura: 2 min

Timbri il cartellino, mi dici che quando siamo al caffè non lavori, ma so benissimo che non puoi farne a meno, non con me, non con la donna che ti ha ricordato che si può amare qualcosa di diverso da quello che la mente ci fa credere: normale.
Parliamo di tutto, a volte in maniera distaccata, analizziamo le situazioni, le nostre giornate costrette da queste montagne. Pianifichiamo fughe impossibili per abbandonare almeno con la mente la realtà.
Siamo perfettamente organizzati, spezziamo la fatica della monotonia con un cappuccino deca.
Provi a risolvere i miei enigmi, non credo siano solo tre…sono straordinari che non credo vengano retribuiti, ma a volte basta un sorriso.
Mary è tonata, ma non è più la stessa. Ha preso il sopravvento l’incapacità di ridere delle bravate degli uomini che, in gruppo come le capre, si recano nelle case chiuse a consumare vuoti d’amore con donne che, probabilmente, non si fanno nemmeno il bidet tra un giro di viagra ed un altro.
Non siete cresciuti, non c’è rispetto per coloro che, ignari, vengono lasciati a casa e nemmeno per la donna con cui viene consumato un niente fatto di nefandezze. “Sebben conoscessero i Gentili esser peccato l’adulterio e forse altre nefandezze che disonorano la natura” .
Comprendo l’amore e le scelte fatte in nome di codesto sentimento, ma non la boria. Cancellerò voi dalle mie conoscenze, perché incapaci di rispetto, perché gli anni lontana mi hanno insegnato che parlare alle spalle diffamando non vi rendono nemmeno lontanamente in grado di poter essere considerati uomini, ma squallore.
Per giustizia divina, troverete sul vostro cammino il dio Pan e non avrete dove nascondervi, ed io, io sarò lì.
…qual è il mio nome?
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