26 Agosto 1996
- Sara Uano
- 26 ago 2017
- Tempo di lettura: 1 min

Ventuno anni di, “non c’è più”: l’avere impresso nella mente quella mattina in cui il telefono decise di suonare e l’improvvisa sensazione di assenza, inevitabile, inequivocabile. Senza pace e rimedio, anime perse per sempre.
Non ci sono stati più Natali o compleanni.
Perseguitati da un dolore addobbato a festa per il vuoto profondo. Era una nuova forma di lutto, un inno alla vita che hai radicato nelle nostre anime.
Abbiamo scelto tutti vie da percorrere che non avevano nulla in comune, ci siamo separati perché il semplice guardarsi negli occhi avrebbe avuto la pesantezza dei ricordi. Quella sofferenza che a volte genera dolore che ha la profondità viscerale.
Non c’è morfina che aiuti.
Non si possono rimarginare le ferite della propria infanzia. Vivremo in esse, nella memoria di ciò che era stato un tempo e farà male tentare di riportare quella felicità vissuta.
Proveremo a far capire alle persone che ci stanno intorno quanto fosse immenso il nostro vissuto. Non tornerà quella gioia, ma il dolore di averla compresa ineluttabilmente perduta per sempre.
Impariamo a far finta di non ricordare, ricacciamo indietro le lacrime ed attendiamo una epifania che ci indichi la via della guarigione.
Il profumo della tua lacca per capelli, lo sento nel cuore tutti i giorni.
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