Grazie, niente odio
- Sara Uano
- 4 ott 2018
- Tempo di lettura: 2 min

La brochure dei mercatini, la osservo mentre cammino, scorro le date di tutti gli avvenimenti del periodo, sollevo lo sguardo e sono davanti alla mia vecchia casa.
Me lo ricordo il primo Natale, atteso con trepidazione. Il primo, ad essere finalmente sereno, senza diatribe in famiglia. L’aria di festa, la gioia di due ragazzini nel guardare le luci di casa addobbata a festa.
Giocavamo come due sciocchi con le arance in salotto.
Le lacrime versate quando abbiamo spogliato l’albero e cercato per lui, in lungo ed in largo, un luogo degno in cui poter riposare, stanco, dopo le settimane trascorse, dove ci siamo presi cura di lui e lui di noi, nella sua cornice che sapeva di dolce Natale, come se dovessimo trovare la giusta collocazione in cui far sì che i nostri ricordi potessero continuare a vivere, lì, per sempre, indisturbati ed incapaci di mutare.
Volevamo fermare il tempo.
Abbiamo avuto attimi di felicità, ed io, io non ero pronta. Non lo sono mai stata. Bisogna avere il coraggio di andare incontro a ciò che c’è di bello, ed io non l’ho mai avuto. Non mi sono, in questa situazione, contraddistinta per solerzia ed abbiamo preso strade diverse, vite che non avremmo mai pensato potessero appartenerci. Scelte giuste e spero di averti donato, anche se molto tempo è passato, la serenità meritata di trovare ciò di cui hai sempre avuto bisogno. Un’altra donna da portare in giro in bicicletta seduta sul manubrio, “pedalare senza fretta, la domenica mattina”.
Ti penso, sorrido, ti dico grazie, perché serbo nel cuore bei ricordi. Grazie perché siamo stati capaci di trovare, con immenso dolore, la forza di non rovinarci la vita facendo trascorrere gli anni in odio.
Abbasso lo sguardo, proseguo il mio cammino verso il mio furgone, devo lavorare, torno alla mia routine, ho la macchina parcheggiata che nemmeno a Napoli la terza fila può competere. Non sono cambiata poi molto.
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